A distanza di quasi un quarto di secolo dalla pubblicazione di “Castelluccio di Norcia, il tetto dell’Umbria”, scritto in collaborazione, l’autore torna sul tema, ma questa volta lo fa con occhi e non con la penna. Per quanto il volume contenga oltre 160 fotografie in grande formato, Paolo Lollini non ha inteso fare un libro fotografico, ma raccontare con molte immagini e poche parole oltre un secolo di Castelluccio e dei Sibillini. Le scarne didascalie hanno la funzione di mantenere una tenue direzione lungo un percorso fatto di emotività nascosta, di sentimenti impliciti, di storie individuali e collettive appena accennate, la cui conclusione è lasciata all’immaginazione.
A distanza di quasi un quarto di secolo dalla pubblicazione di “Castelluccio di Norcia, il tetto dell’Umbria”, scritto in collaborazione, l’autore torna sul tema, ma questa volta lo fa con occhi e non con la penna. Per quanto il volume contenga oltre 160 fotografie in grande formato, Paolo Lollini non ha inteso fare un libro fotografico, ma raccontare con molte immagini e poche parole oltre un secolo di Castelluccio e dei Sibillini. Le scarne didascalie hanno la funzione di mantenere una tenue direzione lungo un percorso fatto di emotività nascosta, di sentimenti impliciti, di storie individuali e collettive appena accennate, la cui conclusione è lasciata all’immaginazione.
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